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Si è aperta a Venezia la quindicesima edizione. Le parole chiave sono riciclo, riuso e rigenerazione urbana sostenibile.
La quindicesima edizione della Biennale di Venezia, partita lo scorso 28 maggio e che durerà fino al 27 novembre, consacra il connubio tra economia circolare e architettura. Passeggiando tra i padiglioni delle nazioni partecipanti è possibile identificare immediatamente le parole chiave del futuro del settore, che in molti casi è già presente: riciclo, riuso e rigenerazione urbana sostenibile.
I tre temi sono già presenti all’ingresso della Biennale, quando si viene accolti da una struttura da cento tonnellate di acciaio, 14 chilometri di pezzi di telaio, snodi e giunture. Tutto fatto con materiale di scarto recuperato dallo smantellamento della precedente edizione.
Lo stesso Padiglione Italia, curato dallo studio TAMassociati, è realizzato con il materiale di recupero del padiglione irlandese dell’Expo. Lo spazio, che promuove il messaggio “Taking Care”, declina attraverso tre azioni – pensare, incontrare, agire – cosa significhi utilizzare l’architettura per incidere sulle trasformazioni sociali ed economiche dell’ambiente costruito.
“I beni comuni sono come semi che possono moltiplicarsi e crescere – spiega TAMAssociati – e l’architettura deve saper coinvolgere e coordinare diversi attori all’interno di una piattaforma dove il progettista ha un ruolo attivo nel combattere disuguaglianza e ingiustizia, porre rimedio al cambiamento climatico, porre fine alla povertà estrema”.
Sono 20 i progetti presenti nel Padiglione Italia, portati avanti da collettivi, terzo settore e fondazioni attente al sociale. Si va dalla casa di un camorrista casalese trasformata in museo e nascosta da una copertura rosso sangue, fino al recupero collettivo del Teatro Sociale di Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, dove la cittadinanza è al lavoro per rendere fruibile questo spazio abbandonato dalla fine degli anni ’70. Senza dimenticare il Farm-cultural-park di Favara: il recupero di un intero borgo semi abbandonato, ora diventato casa di artisti.
“Il Padiglione Italia – ha spiegato Giuseppe Cappochin, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) nel corso dell’inaugurazione – coglie il vero significato della rigenerazione urbana sostenibile, del riuso, e rappresenta una visione dell’architettura tesa non solo a migliorare le periferie e l’ambiente edificato, ma che si prende cura delle persone e delle comunità, incidendo sulla marginalità sociale e promuovendo l’innovazione culturale”.
Per maggiori informazioni, visita il sito della Biennale Architettura
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