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Presentato alla Bocconi il volume promosso dalla Fondazione Accenture. Autori propongono 5 nuovi modelli di business.
“Il passaggio a un’economia circolare potrebbe essere la più grande rivoluzione e opportunità degli ultimi 250 anni per quanto concerne le modalità di produzione e di consumo seguite nella nostra economia globale.” Questo l’incipit di “Circular economy. Dallo spreco al valore”, di Jakob Rutqvist, Peter Lacy e Beatrice Lamonica, pubblicato da Egea, promosso dalla Fondazione italiana Accenture e recentemente presentato all’Università Bocconi di Milano.
Nel testo, gli autori individuano cinque nuovi modelli di business che promuovono la crescita circolare, e identificano le tecnologie e le capacità richieste per trasformarli in vantaggio competitivo.
Il libro ruota attorno al concetto di spreco, riferito non solo agli scarti materiali, cioè i rifiuti, ma che si traduce in quattro forme diverse:
- le risorse sprecate sono materiali ed energia che non possono essere continuamente rigenerati, ma sono invece consumati e una volta usati svaniscono per sempre;
- i prodotti con un ciclo di vita sprecato hanno una durata di funzionamento artificialmente breve o vengono eliminati malgrado vi sia, da parte di altri utenti, ancora una domanda relativa a questi stessi prodotti;
- i prodotti con una capacità sprecata rimangono inutilizzati quando invece potrebbero essere utilizzati; le automobili, per esempio, tipicamente sono inutilizzate per il 90 per cento della loro esistenza;
- i componenti di valore sprecati sono parti, materiali ed energia che non vengono recuperati dai prodotti gettati che li contengono e che non vengono quindi rimessi in circolo.
“Nel complesso – scrivono gli autori – tutto questo spreco equivale alla più grande opportunità economica del nostro tempo. Trovare soluzioni di business per trasformare lo spreco in risorsa non solo ha senso dal punto di vista finanziario, ma rende anche possibili imprese ed economie in crescita senza far aumentare la necessità di risorse naturali sempre più limitate. Essenzialmente ci farebbe passare da una crescita basata sulle risorse a una nuova era di crescita basata sull’efficienza. Nello stesso tempo non solo lo spreco, ma il concetto stesso di spreco verrebbe eliminato, grazie alla consapevolezza che ogni risorsa ha un valore potenziale al di là del suo impiego attuale.”
Per maggiori informazioni, leggi un estratto a cura di Peter Lacy, Global Managing Director Sustainability Services di Accenture, sull’inserto Nova de Il Sole 24 Ore
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