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Secondo un rapporto del World Economic Forum, il settore è ancora indietro nel riciclo e rischia di perdere mille miliardi di dollari.
L’industria delle costruzioni è il più grande consumatore di materie prime al mondo e ad oggi meno di un terzo dei rifiuti che genera viene riciclato. Un approccio circolare – come il riuso degli scarti per il manto stradale e quello dei rifiuti legnosi per i pavimenti – potrebbe rivoluzionare il futuro del settore. A dirlo è l’ultimo rapporto del World Economic Forum, “Shaping the future of construction: a breakthrough in mindset and technology”.
“Il potenziale dell’economia circolare per la costruzione in termini di innovazione, creazione di posti di lavoro e sviluppo è enorme: le stime parlano di mille miliardi di dollari – spiega Michael Max Buelher del World Economic Forum – Oggi i processi di costruzione sono ancora altamente frammentati. Si stima che il 54 per cento dei rifiuti da demolizione in Europa finisca in discarica e che il riciclo coinvolga solo applicazioni a basso valore. Una delle ragioni alla base di queste inefficienze è la conoscenza frammentata della composizione dei materiali o il valore degli stessi.”
“Le singole aziende hanno grandi opportunità di trasformazione al giorno d’oggi, potendo sfruttare nuove tecnologie e nuovi materiali – aggiunge Santiago Castagnino, coautore del report – Se si riesce ad ottimizzare anche la pianificazione e i processi, è possibile tagliare i costi del 15% e ridurre i tempi di esecuzione anche del 30%”.
Secondo il rapporto, le nuove tecnologie digitali – come la stampa 3D, i robot per i lavori pericolosi, i droni e i sensori – aumenteranno la produttività e miglioreranno la sicurezza e il rispetto dell’ambiente.
La stampa 3D, in particolare, potrebbe far incrementare la produttività dell’80 per cento, oltre a ridurre i rifiuti. Il report riporta l’esempio di un progetto di componenti in acciaio stampati in 3D, grazie al quale l’azienda Arup ha raggiunto una riduzione del 75 per cento del peso dei componenti e una riduzione del 40 per cento nell’uso di materiali rispetto ai metodi di produzione tradizionali.
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