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Il Rapporto di Symbola e Unioncamere: oggi il 13% di tutti gli occupati del Paese ha un green job. Una cifra destinata a crescere.
La risposta alla crisi che dura da troppo sembra essere l’economia sostenibile. Dalla green economy, in Italia, arriveranno quest’anno 249 mila assunzioni, pari al 44,5% della domanda di lavoro non occasionale. Quota che sale fino al 66% nel settore ricerca e sviluppo. Il contributo dei green jobs al prodotto lordo del Paese viene stimato per il 2015 a 190,5 miliardi di euro, pari al 13% del totale complessivo. Questo è quanto emerge dai numeri di GreenItaly 2016, il settimo rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il CONAI e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente.
Gli occupati che applicano competenze ambientali in Italia sono circa 2 milioni 964 mila. Una cifra che rende la green economy un settore tutt’altro che trascurabile. Corrisponde al 13,2% dell’occupazione complessiva nazionale, destinata a salire ancora entro dicembre. Sono oltre 385mila le aziende italiane, ossia il 26,5% del totale, dell’industria e dei servizi che dal 2010 hanno investito, o lo faranno quest’anno, in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Una quota che sale al 33% nel manifatturiero, dove l’orientamento green si conferma un driver strategico per il made in Italy, traducendosi in maggiore competitività, crescita delle esportazioni, dei fatturati e dell’occupazione. Nel manifatturiero il 46% delle imprese che investono in tecnologie verdi esporta, contro il 27,7% delle imprese non investitrici; il 35,1% delle imprese green ha aumentato il fatturato nel 2015 a fronte del 21,8% delle altre; il 33,1% ha introdotto innovazioni, contro il 18,7% delle altre.
“Queste imprese – afferma il presidente di Fondazione Symbola Ermete Realacci – dimostrano che il nostro posto nel mondo non è quello della competitività a bassi prezzi e dumping ambientale e sociale, ma quello della qualità, fatta di cura dei dettagli, di attenzione al capitale umano, di coesione, bellezza, innovazione e sostenibilità. Investendo green le aziende diventano più sostenibili e soprattutto più competitive e aprono un sentiero che va verso il futuro. Anche per il Paese, che nella green economy e nell’economia circolare ha riscoperto antiche vocazioni – quella al riciclo e all’uso efficiente delle risorse – e trovato un modello produttivo che grazie a innovazione, ricerca e tecnologia ne rafforza l’identità, le tradizioni, ne enfatizza i punti di forza. Il rilancio di settori tradizionali come l’edilizia parte anche nella legge di Bilancio, con Casa Italia, dal risparmio energetico, dalla sicurezza, dalla sostenibilità. Un’Italia che fa l’Italia e che contribuisce alla COP22 di Marrakech e alla sfida del clima incrociando la green economy con la qualità e con la bellezza”.
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