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L’Antitrust e gli operatori lamentano scarsa concorrenza. Se ne è discusso in un convegno promosso da FISE UNIRE e GMR.
Legno, plastica, vetro. E, ancora, acciaio, alluminio, carta e cartone. Sono tutti materiali di cui sono fatti gli imballaggi, gli involucri che contengono – e proteggono – i prodotti che noi compriamo. Negli ultimi vent’anni, il consorzio che si è occupato di raccoglierli e avviarli al riciclo, è il CONAI, suddiviso in una serie di soggetti per ogni filiera. Cosa accadrà domani? Questo è quanto si è discusso nel corso del convegno “Riflessioni sul mercato e sul sistema degli imballaggi”, promosso a Roma da FISE UNIRE – Unione Imprese del Recupero e GMR – Gruppo Materiali Riciclabili, in collaborazione con UNIRIMA (Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Macero), con l’obiettivo di individuare soluzioni condivise per una riforma del sistema di raccolta e riciclo degli imballaggi che porti ad una sua maggiore efficienza ed efficacia.
Gli operatori privati, e in particolare le piattaforme di recupero e riciclo – spiega FISE UNIRE – costituiscono la rete attraverso cui viene svolto il servizio assicurato a Comuni e cittadini dal CONAI e dai Consorzi di filiera; essi operano inoltre sul libero mercato in modo autonomo, fuori dal sistema consortile, a servizio di imprese e municipalità, senza ricevere alcun sostegno finanziario da parte del CONAI.
La loro attività – continuano gli organizzatori – contribuisce a rendere possibile il raggiungimento, a livello complessivo, degli obiettivi di recupero e riciclo previsti dalla legge, che il CONAI registra annualmente.
Nel 2015 i dati relativi ai quantitativi di imballaggi avviati a riciclo hanno mostrato un andamento soddisfacente, risultando pari a oltre 8,2 milioni di tonnellate di rifiuti ed evidenziando una performance in ulteriore crescita per il triennio 2016-2018: si stima, infatti, che nel 2018 il tasso di riciclo sull’immesso salirà al 68,7% (dal 66% attuale), mentre circa l’11,8% sarà avviato al recupero energetico (dati CONAI).
Tuttavia, gli organizzatori evidenziano che sul totale dei quantitativi avviati a riciclo nel 2016 la gestione consortile dei rifiuti ha riguardato solo la metà (circa il 49%, pari a 3.993 tonnellate, erano poco più di 1.000 nel 1998), mentre la restante parte è stata gestita da operatori indipendenti (4.179 tonnellate, erano già 4.000 nel 1998). Dal confronto tra i quantitativi gestiti dai due sistemi (CONAI ed extra-CONAI) si evidenzia quindi come, dalla nascita del sistema consortile, non si siano registrate sostanziali mutazioni dei quantitativi gestiti sul libero mercato, mentre la quota di mercato degli operatori extra-CONAI si è ridotta progressivamente a vantaggio di quella gestita dal sistema consortile.
La crescita del CONAI, spiega FISE UNIRE, è dovuta sì alla nascita ed allo sviluppo delle raccolte differenziate urbane, ma anche ad uno spostamento verso il sistema consortile di quantitativi prima gestiti sul libero mercato, a questo sottratti dai Comuni tramite il meccanismo dell’assimilazione dei rifiuti speciali (da attività produttive) ai rifiuti urbani.
In questo scenario, nell’attività dei diversi Consorzi si sono evidenziate anche alcune criticità, rilevate sia dagli operatori privati con cui questi lavorano, sia da autorità e pubbliche amministrazioni che vigilano sul loro funzionamento, non ultima l’Antitrust, che in più occasioni ha richiamato la scarsa concorrenzialità e la necessità di apportare dei correttivi al sistema CONAI.
“La responsabilità del produttore è un principio che va salvaguardato e che ha contribuito al raggiungimento di importanti traguardi di riciclo, anche attraverso l’incremento delle raccolte e una maggiore consapevolezza di imprese e cittadini – ha evidenziato Anselmo Calò, presidente di FISE UNIRE – Tuttavia, occorre ribadire oggi la necessità che CONAI e Consorzi svolgano una funzione sussidiaria rispetto al mercato, senza abusare della propria posizione (come invece avviene in alcune filiere del riciclo), ma coniugando il proprio ruolo con la presenza degli operatori privati, in particolare le imprese di recupero; in secondo luogo occorre che siano sempre garantiti il dialogo e la partecipazione di tutti i soggetti della filiera alle politiche dei Consorzi, considerati gli obiettivi di interesse pubblico che questi ultimi perseguono e l’importanza dei recuperatori per il raggiungimento degli stessi obiettivi”.
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