Economia circolare

Sempre più imprese scelgono modelli di economia circolare

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La BBC dedica un ampio approfondimento al fenomeno. Europa culla della transizione. Per le aziende è una scelta che conviene.

Sempre più aziende stanno ripensando in maniera radicale il processo di produzione dei beni, rendendoli più durevoli, facili da smaltire, riparare e riutilizzare. L’economia circolare prende così piede e diventa sempre più uno standard per le imprese globali. Se ne accorge anche la BBC, che dedica un ampio approfondimento a questo cambiamento epocale.

Cambiare l’attuale sistema organizzativo dell’economia, precisa la testata britannica, non è un’impresa semplice, ma i governi europei e alcune delle più grandi multinazionali del continente si stanno rendendo conto della necessità di un cambiamento.

La ragione è semplice: la domanda in crescita, sulla scia dell’aumento della popolazione e del benessere, si scontra con la finitezza delle risorse naturali.

A fare da capofila in questa transizione è l’Unione Europea, che importa oltre il 60% delle materie prime e che alla fine dell’anno scorso ha annunciato un proprio piano per l’economia circolare, stanziando finanziamenti per oltre 6 miliardi. Un investimento redditizio, se è vero quanto la Commissione si aspetta: un risparmio annuale per l’economia europea di 600 miliardi di euro e, soprattutto, una valanga di posti di lavoro.

Ma quel che è più interessante è che un numero sempre più grande di aziende inizia ad adottare modelli di business circolari. Nella folta schiera, si trovano giganti come Unilever, Philips, Google, Ikea, Renault e Jaguar Land Rover.

Questo significa che l’economia circolare, oltre a far bene all’ambiente, conviene in termini di costi-benefici anche ad aziende orientate al profitto.

Il gruppo Jaguar – Land Rover è solo l’ultimo esempio. La casa automobilistica produce due dei tre modelli di Land Rover in alluminio, che è più leggero dell’acciaio e permette di migliorare le performance e i consumi. Il problema è che costa di più e richiede più energia per essere prodotto, con una conseguente maggiore emissione di CO2. Per questa ragione, il produttore ha deciso di usare sempre più alluminio riciclato per fabbricare i modelli. Al momento siamo al 50%, ma entro il 2020 il gruppo conta di arrivare al 75%.

Inutile negarlo, il cambiamento ha avuto un costo: la difficoltà di trovare una soluzione tecnica efficace e la riorganizzazione della catena produttiva. Ma questo è stato ampiamente compensato dai risparmi generati dal non dover ricorrere a nuovo alluminio. E ora l’azienda sta cercando di utilizzare altri materiali riciclati per costruire le proprie auto: acciaio, magnesio, vetro e plastica.

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