Economia circolare

Smartphone, tablet e computer: il futuro è modulare

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Si moltiplicano i progetti per produrre apparecchiature che siano facilmente riparabili. Tra i big, spunta anche Google.

 

I gadget elettronici diventano sempre più modulari. Il trend è quasi invisibile ai più, dato che la maggior parte delle apparecchiature elettroniche – smartphone, computer, tablet, ecc… – non sono facilmente smontabili e riparabili. Ma qualcosa sta cambiando.

La modularità implica che i dispositivi siano ideati in modo tale che sia semplice smontarli, anche per chi non ha alcuna familiarità con la tecnologia. Per gli smartphone, per esempio, il problema più comune è la rottura dello schermo: se un utente fosse in grado di sostituirlo facilmente, come si fa con una batteria, la vita del telefono risulterebbe estesa.

Con questo approccio, una quantità minore di componenti elettronici finirebbe nel ciclo dei rifiuti. Una questione fondamentale, visto che le apparecchiature contengono sia materiali di valore sia sostanze pericolose. E con la modularità sarebbe anche più semplice per gli impianti di riciclo la selezione dei materiali.

Le iniziative in questo senso sono molte. L’esempio più celebre è il Fairphone, lo smartphone etico ed ecosostenibile ideato dall’omonima start up olandese. Acquistabile solo dal sito ufficiale di Fairphone al prezzo di 530 euro, il dispositivo è quanto di più green ci sia sul mercato della telefonia, grazie all’utilizzo di minerali la cui estrazione non crea danni all’ecosistema, all’approccio etico nella catena di montaggio e a una struttura che dura a lungo ed è riparabile in ogni sua parte. Gli utenti potranno dunque sostituire ogni componente che può subire danni, come ad esempio lo schermo, senza doversi rivolgere a un centro di riparazione.

Altri prodotti di simile concezione sono lo smartwatch modulare creato dalla londinese Blocks e le cuffie danesi Aiaiai, in cui è facile sostituire altoparlanti, cavi e cuscinetti auricolari.

Si tratta, in questi casi, di esperimenti in scala ridotta, che vendono nell’ordine di migliaia, quando il mercato è di decine di milioni di smartphone e altri dispositivi. Eppure anche qualche multinazionale si sta avvicinando alla modularità. Google, ad esempio, è al lavoro sul Project Ara, “uno sforzo di sviluppo per creare un ecosistema hardware modulare” per smartphone.

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